MI DICON CHE SONO PAZZO !Sono pazzo e cattivo perchè me la prendo con l'Hospice ed il suo staff di palliativisti,invece di ringraziare.Ma dovrei ringraziare chi mi ha eliminato chi voleva tentare di vivere?Ma non lo sapete che non sono ancora riuscito a sapere le cause del collasso definitivo di DANI?Non me lo vogliono dire!Certo accusano la malattia,certo accusano il tumore.Ma cos'è che è stata la causa accellerante di dipartita?Non so state forse l'esclusione dalle usate terapie e la continua somministrazione di oppio,di curari,chè che le hanno tolto ogni reazione fisiologica e psichica,fino a ridurla ad un vegetale?Perchè in TERAPIA INTENSIVA era quasi normale?Mangiava,beveva,leggeva,aveva degli interessi attivi.Una volta ricoverata per la "riabilitazione",come mi fu detto e ridetto,perchè dal secondo giorno di ricovero la situazione è precipitata?Perchè,non mi stancherò mai di ripeterlo,avevan deciso di staccarle la spina!Il suo certificato di rilascio dichiarava "incurabile",quindi a che prò ulteriori cure e tentativi?Non mi fu detto però.anzi mi convinsero,del contrario.Maledetti,almeno sarebbe morta nel suo letto,a casa sua.Non in una struttura dell'inganno,dove si adora la MORTE DIGNITOSA e si vuol far passare il tutto per abnegazione altruistica.Dovrei dunque ringraziare perchè me l'hanno SPENTA prima del suo tempo?Son MATTO vero a pensarla così,sono affetto da una SINDROME DI RIGETTO DI RICONOSCENZA?Per niente,mi si sono aperti gli occhi in ritardo ed ancora mi incolpo di non aver saputo vederci chiaro in tempo.Chi vuole suicidarsi o far suicidare prima del tempo vada o mandi all' HOSPICE.Ma non venitemi ad incensare queste strutture che sono i CAMPI DI ELIMINAZIONE del nuovo millennio!
Concordo, se tu lo fossi, lo sarei anch'io
RispondiEliminaCara nonna recente,intanto complimenti.Mi danno del pazzo,alcuni,perchè mi intestardisco a sperare di salvare,o meglio allungare,di un poco la vita a chi "è costretto a finirla".Son pazzo perchè odio l'HOSPICE,dispensatore di PACE,Eterna però.Ma dovrei osannare chi decide per glia altri con l'inganno semantico nel definire CURE PALLIATIVE,ciò che in realtà non son altro che INIEZIONI LETALI?Continuerà nella mia battaglia solitaria.per dimostrare almeno la realtà dei fatti!Son tutti pronti a chiedere oboli per la RICERCA MEDICA vero?Per cercare di far sopravvivere un povero disgraziato bollato come TERMINALE,pollice verso perà-Eh certo l'industria farmaceutica mondiale preferisce l'"USA E GETTA FARMACOLOGICO",quello dei FALSI VACCINI ANTI INFLUENZALI STAGIONALI!Costano poco e rendono milioni.E se anche qualcuno ci rimette le penne,cosa volete che sia.Un povero vecchio in meno!
EliminaQuesta è la terza volta che ci provo, non riesco ad inserire il commento:
Eliminavolevo dirti che ho risposto a Lorenzo Marcolongo sul tuo post "Paura dell'hospice" del 5 marzo 2012 , per fargli capire che non sei l'unico a non credere in queste strutture, io come te ho avuto molti dissensi, ma non finirò mai di urlare la mia verità.
Ticerca Medica? Ho sempre dato, ora non più.
All'hospice fanno il loro lavoro di “rottamazione”: arriva l’ammalato, etichettato come terminale e non sprecano tempo per cercare di capire il motivo del suo peggioramento, non sprecano tempo per valutare veramente le sue condizioni, a loro basta avere un referto medico di provenienza. Poco importa se quel referto non è dell’oncologo che lo aveva in cura da tre anni e mezzo, in un istituto di eccellenza, in contatto con lo stesso hospice, ma di un medico di medicina generale, dove era stato ricoverato per un malore. Non sono servite le mie richieste di valutare e confrontare il referto medico dell’ultima visita oncologica,effettuata il mese precedente, in base al quale ci avevano rassicurato, dicendoci che andava tutto bene. La risposta del medico dell’hospice è stata: “Io devo attenermi soltanto al referto della struttura di provenienza”. Stop.
Viene spontaneo pensare: “E se ci fosse un errore?”
Ma prima ancora di poter fare la domanda, con brutte maniere, mi è stato detto che non intendevano interferire nel lavoro degli altri, perché anche loro si seccherebbero se altri medici interferissero nel loro lavoro. E quindi? Quindi procedono secondo il protocollo: gentilezza, sorrisi, sonniferi e antidolorifici.
Parte I° segue
Parte II°
RispondiEliminaQuello che intendo far capire, non perché sia una mia teoria, ma perché l’ho vissuto in prima persona, è che all’hospice non vengono indirizzate solo persone con tre giorni di vita ma, secondo la legge 38/2010 sulle cure palliative, le semplificazioni prima previste per i soli “pazienti affetti da dolore severo in corso di patologia neoplastica o degenerativa” sono state estese a tutti i “malati
che hanno accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore secondo le vigenti disposizioni”; Così le persone, come nel caso da me citato, che davanti hanno un anno e forse più di vita, vengono buttate dentro al calderone, perché l’oncologo dell’ospedale d’eccellenza quando capisce che la malattia progredisce e le cure non hanno avuto l’effetto sperato, indirizza l’ammalato all’hospice; e se nel periodo di un anno, come nel mio caso, l’ammalato ha bisogno di una trasfusione deve rivolgersi ad altri ospedali dove, se tutto va bene, verrà effettuata con vari mugugni dei medici, perché il paziente non è in cura da loro e dovrebbe quindi rivolgersi alla struttura che l’ha in cura. Ma lì non possono: ovvio è ammalato “terminale” quindi ti dicono di rivolgerti all’hospice, ma all’hospice non si fanno trasfusioni perciò bisogna rivolgersi al pronto soccorso. E mentre l’ammalato non ha quasi la forza di reggersi in piedi per i valori bassi, deve farsi dalle quattro alle sei ore al Pronto Soccorso per poi sentirsi dire che non può fare la trasfusione: bisogna programmare per il day hospital, ma prima deve essere sottoposto a visita oncologica presso lo stesso ospedale, in modo da predisporre una cartella. Così passano i giorni e le forze vengono a mancare sempre più. Intanto i medici dell’ospedale d’eccellenza sono tranquilli: il loro assistito per ogni evenienza può rivolgersi all’hospice. Cosa deve chiedere di più?
I mesi trascorrono, tra visite presso l’hospice e l’ospedale d’eccellenza; lì ci dicono di stare tranquilli perché nonostante qualche valore fosse fuori norma, nel complesso andava bene. Ma succede che l’ammalato ha un malore, viene accompagnato al Pronto Soccorso e poi ricoverato. Ma subito mi dicono: “Si tenga pronta. Il suo congiunto è alla fine”.
“Ma come! è impossibile, ci hanno detto, alla visita nell’ospedale di eccellenza, che va tutto bene…”
“No, signora. La malattia è in progressione”.
“Ma mi spieghi: cosa è successo? Cosa è cambiato?”
“Non è cambiato nulla, ma a suo marito resta poco da vivere”.
“Ma per quale motivo?”
“Signora, il motivo avrebbero dovuto dirglielo i medici dell’ospedale di eccellenza. Noi qui lo possiamo tenere qualche giorno, poi bisogna trasferirlo all’hospice”.
segue ...
parte III°
RispondiEliminaEcco perché all’inizio ho parlato di “rottamazione”: invece che dei medici mi sembrava di avere davanti a me dei meccanici, che non stessero parlando di un essere umano ma di una vecchia automobile, ormai poco conveniente da tenere ancora in circolazione.
A loro interessava liberarsi di un impiccio e il posto giusto era l’hospice, dove avrebbero svolto il compito con grande gentilezza, sorrisi, sonniferi e antidolorifici.
Ho voluto raccontarti tutto questo perché magari gli hospice sono nati per gli ammalati che hanno solo pochi giorni di vita, ma perché allora indirizzano anche ammalati con un anno di vita, e forse più, come nel caso di mio marito? Perché forse questi ammalati costerebbero troppo per regalar loro un pezzo di vita in più? Perché gli ospedali di eccellenza devono tenere alto il loro nome?
Sai la prima volta che sono entrata in uno di questi ospedali tanto blasonati,mi aveva dato una fiducia immensa vedere i manifesti appesi al muro raffiguranti medici sorridenti che abbracciano gli ammalati; pensavo di aver trovato l’ancora di salvezza, mi guardai attorno e vidi che le persone, in sala d’attesa, tutte, stavano effettivamente bene, erano tutte belle e forti, certo tutte forti, non sembravano neppure malate.
Adesso però ho capito: ovviamente alcuni di loro non avevano ancora ricevuto il bel calcione che li avrebbe spediti dritti all’hospice. Con questo chiudo, chi vuol farci un pensierino lo faccia. Da parte mia non smetterò di mettere in evidenza l’esperienza negativa che ho avuto con queste strutture.
Gli hospice eseguono il loro lavoro, cosa importa se una vita, cento o 1000 vite se ne vanno quando ancora hanno davanti un giorno, una settimana o un mese in più?
Ciao
Una nonna